Angelo Maltese, come accennato in precedenza, non si dedicava solo alla fotografia ma era quello che possiamo definire un “artista completo”. Egli amò dipingere, come ci testimoniano alcuni ritratti a pastello e ad olio, ma anche scrivere lasciando una notevole opera letteraria a testimonianza del suo eclettismo e della sua visione della vita. La sua produzione letteraria è costituita da poesie, brevi racconti e articoli su fatti di cronaca e di costume apparsi in alcuni settimanali locali dell’epoca. La produzione poetica, costituita da un corpus non troppo consistente di liriche, ha come filo conduttore la nostalgia e la morte.
La morte della madre alla sua nascita, infatti, turbò tutta la vita dell’artista che suggerisce una lirica pervasa da nostalgia e da consapevolezza di essere anche lui vicino a quel traguardo. Per quanto riguarda la produzione in prosa, oltre a numerosi racconti, testimonianza di tante fasi importanti della vita della città, sono da ricordare anche i “quadernetti” un’arguta rubrica su note di costume e di eventi vari catturati dal suo occhio fotografico e pubblicate settimanalmente assieme ad una foto sul periodico “Siracusa nuova” nei primi anni sessanta.
Ecco un “quadernetto” che testimonia il grande affetto che ebbe sempre per gli animali:
Signore perdonatemi. Io nacqui con l’amore per le bestie; ho una cagnetta e tre gatti.
Da qualche tempo mi è venutoli desiderio di avere un cardellino. Un giorno al mercato degli uccellini non ho resistito e mi sono fatto avanti. “Scelga, scelga a piacer suo, sono tutti belli, giovani e cantatori, se poi vuole un cardellino speciale il prezzo è un po’ più alto ma canta che è una vera delizia!”. “Ma come”, ho detto io, “non vedete che è senza occhi? Due fori al posto delle pupille!”. “Ma certo è per questo che canta senza mai stancarsi”.
“Ma dite è nato così?” “Nossignore questa è opera mia. Sono molto pratico, gli si pungono le pupille con un ago rovente ed è fatto il cantatore!”
Signore perdonatemi: maledissi quell’uomo e ne ebbi pietà per la sciagura sua.
Ho amato i miei simili, mi hanno tradito, un mendico mi ha rubato, una donna mi ha abbandonato: ho perdonato sempre. Ma a costui che acceca gli uccelli non ho saputo perdonare.